Gli animali domestici e i nostri criteri di valutazioni riguardo le loro capacità cognitive.
Vi è mai capitato di guardare il vostro amico a 4 zampe e di percepire attraverso l’espressione dei suoi occhi ciò che volesse farvi intendere? Tante, infinite volte, è capitato a me con la mia dolce Grace, di intercettare il suo sguardo espressivo e di apprendere immediatamente cosa, con i suoi mezzi, volesse comunicarmi.
Ebbene si tratta di realtà o di antropomorfismo, quel fenomeno il cui nome deriva dal greco άνθρωπος, “umano”, e μορφή, “forma” e che consiste nell’attribuzione di caratteristiche umane ad altri esseri viventi o addirittura ad esseri inanimati ?
Lo studioso Mark Bekoff, professore di ecologia e biologia evoluzionista presso l’Università del Colorado condanna duramente il behaviorismo la “tradizione” scientifica secondo cui gli animali sono macchine o scatole vuote, che rispondono meccanicamente agli stimoli, interni o esterni e sostiene invece che questi ultimi sentano il piacere, il dolore ed altre emozioni e che abbiano una mente e dei sentimenti.
Secondo Bekoff le emozioni nella vita sono un collante sociale e regolano i comportamenti, sia negli umani che negli animali. Non parla solo di emozioni ma anche di empatia, la capacità di percepire le sensazioni altrui, anch’essa, a suo giudizio, percepita sia dagli umani che dagli altri mammiferi.
Infine, il professore americano avanza la teoria della presenza della morale negli animali, un senso morale completo, che vive e cresce nelle relazioni.
Ma Bekoff non è né il primo né l’unico a trattare tali argomentazioni. Già nel 1872 infatti, il grande Charles Darwin scrisse un saggio intitolato “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”. Nel libro vengono citati studi neurologici che ci insegnano che molte strutture del cervello, per esempio l’amigdala e l’ippocampo, sono simili in tutti i mammiferi.
Pionere di tutti gli studi sulle emozioni e i sentimenti degli animali fu l’etologo R. Griffin, che per decenni si è battuto per il riconoscimento della mente e della consapevolezza degli animali. Ma ci sono anche George Schaller, nei primi anni Sessanta e Goodall, collaboratore del già citato Bekoff.
Apprezzo e condivido molto gli studi scientifici sopra menzionati, anche se ritengo che per capire gli animali non bastino, fondamentali sono infatti anche il senso comune e la conoscenza di chi ha a che fare quotidianamente con loro.
I caratteri di una specie sono il frutto dell’azione selettiva che rende la specie sempre più adattativa rispetto all’ambiente che abita e allo stile di vita.
Gli etologi ci insegnano che la famiglia umana sostituisce per il cane quello che è per il lupo il branco.
A questo proposito mi sorge una domanda. Vi siete mai chiesti cosa possano pensare i cani a vederci ? Io me lo chiedo spesso e forse nessun giornalista cinofilo o esperto scienziato potrà mai dare una risposta a questi dubbi. Ma ciò che è certamente indubbio è l’amore incondizionato che riescono a dimostrarci anche con le loro modalità espressive, così diverse dalle nostre.
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